Cultura e Tradizioni - La Settimana Santa

Ultima modifica 23 marzo 2021

Vi sarà capitato almeno una volta nella vita di essere arrivati ad Ispica, antica città iblea, e di averla trovata addobbata a festa, con sfarzose luminarie, lunghe file di bancarelle, colorate bande musicali, strade affollate da elegantissime persone: sono i giorni della Pasqua.

A Ispica durante la Settimana Santa fede, tradizione e folclore si fondono regalando spettacoli di grande interesse e bellezza.
La Pasqua è la principale tra le feste religiose, preparata con impegno per giorni e giorni.
La Setttimana Santa ispicese è preceduta dalle affollatissime funzioni quaresimali dei "Venerdì - detti - di Marzo", da una Via Crucis con Deposizione dell'Annunziata e dalle funzioni e processioni della Domenica delle Palme, nonché dal gran lavorio di Confraternite ed Associazioni in vista delle celebrazioni cruciali del Giovedì, del Venerdì Santo e della Pasqua.
C'è già allora a Ispica un'atmosfera particolare, c'è in tutti un'agitazione nuova, un'ansia incontenibile che precede gli avvenimenti importanti.

E l'avvenimento importante per Ispica è la tradizionale celebrazione della Settimana Santa, i cui giorni di punta sono il Giovedì e il Venerdì dedicati alla venerazione dei simulacri del Cristo flagellato alla Colonna e del Cristo con la Croce sulle spalle, e i cui riti commoventi e suggestivi vengono celebrati, davanti a vere maree di popolo, nelle basiliche di S. Maria Maggiore e della SS. Annunziata.

Il popolo ispicese, che si divide ancora oggi nelle diverse fazioni dei Cavari e dei Nunziatari, durante la "Settimana Santa" sente pienamente di ripetere gesti e usanze dei secoli passati, grazie alla fede e all'ardore religioso degli avi, tramandati da padre in figlio.
La Settimana Santa ispicese ha origini antichissime: la tradizione vuole che un crocifisso in legno fosse venerato nella Chiesetta di Santa Maria della Cava, ancora oggi esistente, da Sant'Ilarione nel IV secolo dopo Cristo. Il volto e le mani di quel Crocifisso ligneo, scampate alle distruzioni iconoclaste, vennero non si sa il perché a far parte di un Cristo legato alla Colonna che miracolosamente risparmiato dall'immane cataclisma del 1693, fu poi trasformato dall'abile artigiano di Noto Francesco Guarino nell'attuale gruppo a tre statue con macchinetta argenteo-dorata che oggi viene venerato nella più volte centeraria festa, che si celebra il Giovedì Santo, del SS. Cristo flagellato alla Colonna, da tempi remoti assai conosciuta nel circondario.

Ogni anno giungono da ogni parte per il Giovedì Santo e il Venerdì Santo oboli pietosi al Cristo miracoloso, per grazie ricevute o per chiedere un miracolo.
E' festa di popolo: una moltitudine di gente assiste alle manifestazioni della Settimana Santa a Ispica. Alla folla di ispicesi si aggiunge lo stuolo di forestieri accorsi per il fascino e la fama delle processioni: caratteristico il lento incedere per le vie della città, al suono della tràccola, dei pesanti simulacri portati a spalla da giovani gagliardi, mai stremati dal gradito sacrificio, al suono di elegie funebri suonate da orgogliose bande.

La presenza ammirata della cavalleria romana aumenta la spettacolarità dell'uscita del Venerdì mentre splende la bellezza del volto del Cristo alla Croce, opera sempre del Guarino, che riluce di pietà e amore.

La festa di Pasqua, spettacolo di folla sul corso Garibaldi, con la veloce corsa del Resuscitato incontro alla Madonna porta nei cuori la gioia per la resurrezione di Cristo, dopo la flagellazione e la morte di Croce. Al tramonto raffinati suoni all'Annunziata e bagliori sulla Forza di potenti fuochi d'artificio.